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Preghiera alla natura

Preghiera alla natura


Posted By on Dic 31, 2018

 

Chinook nativi americaniPreghiera alla Natura

Invochiamo la terra, che è la nostra casa, con le sue meravigliose profondità e le svettanti altitudini, la sua vitalità e abbondanza di vita, e insieme chiediamo:”

“Insegnaci e mostraci il cammino

Invochiamo le montagne, le cascate e gli olimpi, le alte vallate verdi e le praterie pieni di fiori, le nevi che non si sciolgono mai, le vette del profondo silenzio, e chiediamo: “Insegnateci e mostrateci il cammino”.

Invochiamo le acque che solcano la terra, da orizzonte a orizzonte, che confluiscono nei fiumi e nei ruscelli, che cadono sui nostri campi e giardini, e chiediamo: “ Insegnateci e mostrateci il cammino”.

Invochiamo la terra che ci offre nutrimento, il suolo che nutre, i campi fertili, i giardini e gli orti abbondanti, e chiediamo:
”Insegnateci e mostrateci il cammino”.

Invochiamo le creature dei campi e delle foreste e dei mari, fratello e sorella lupo, cervo, aquila, e colomba, la grande balena e il delfino, la bellissima orca e il salmone, che dividono con noi la casa del nord, e chiediamo:
“ Insegnateci e mostrateci il cammino”.

Invochiamo la luna le stelle e il sole, che governano i ritmi e le stagioni della nostra vita, e ci ricordano che siamo parte di un immenso e meraviglioso universo, e chiediamo:
” Insegnaci e mostraci il cammino”.

Invochiamo tutti coloro che hanno vissuto su questa terra, i nostri amici e antenati, che hanno sognato tutto il bene possibile per le future generazioni, e sulla cui vita si innalza la nostra vita, e rendendo loro grazie chiediamo:
” insegnateci e mostrateci il cammino”.

E in fine invochiamo ciò che per noi vi è di più sacro, la presenza il potere del grande Spirito dell’amore e della verità che scorre nell’universo che sia con noi.

” Insegnateci e mostrateci il cammino”

 

Preghiera alla natura dei Chinook,  nativi americani del Nord-Ovest del Pacifico

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Lughnasadh

Lughnasadh


Posted By on Lug 28, 2018

Festa d’ Agosto
Lughnasadh

Lughnasadh, Lughnasad o lugnasa, pronunciato lu-nassa, è la festa del dio Lugh.

Nei testi medievali irlandesi viene anche chiamata Bron Trogain, ovvero il primo giorno del mese di Trogain.

In Inghilterra è chiamato oggi comunemente Lammas, termine sassone che significa “massa di pane”, oppure con il termine gallese Gwyl Awst che significa “festa d’agosto”.

Terza festa dell’estate, è la celebrazione del primo raccolto del cereale principale del luogo, di solito frumento od orzo.

Alcuni celebrano il rito alla luna piena del Leone che attraversa l’Acquario. Secondo il calendario, è il 1° agosto.

Lughnasadh

Comunque venisse celebrata questa festa, e sembra essere stata differente nelle varie zone di Gran Bretagna e Irlanda, era sempre la celebrazione dei primi frutti del raccolto.

Si tenevano fiere (la più documentata era quella di Tailtin/Teltown in Irlanda), vi erano la fabbricazione di figure di paglia, l’abbellimento o la decorazione dei pozzi con preghiere, corse di cavalli e altri giochi.

Chi cercava lavoro veniva assoldato per tutto l’anno, si risolvevano gli affitti e altre dispute legali, si celebravano matrimoni.

La stagione della crescita dopo Beltane è giunta al temine e ora entriamo nella stagione della mietitura.

Durante i riti di Lughnasadh si rappresentano spesso dei miti, con il re del grano che si offre al sacrificio per rinascere come pane appena sfornato.

Il cereale viene anche utilizzato per fare la birra, e la paglia viene usata per i giacigli nell’inverno a venire.

L’ estate è in declino. La potenza del dio sole è stata donata alle spighe gialle.

II sacrificio del re una volta era assai concreto, poiché si offriva il sangue agli dèi che avevano donato il grano. Il fulcro del rito oggi è ancora questo intreccio di vita rigogliosa e abbandono alla morte.

È sia una celebrazione di ciò che abbiamo seminato e nutrito, che ora è giunto a maturazione, sia un riconoscimento del suo morire essiccandosi nel calore dell’estate, sacrificandosi per le nostre necessità.

Il duro lavoro del raccolto deve essere compiuto con accettazione della responsabilità per averlo accumulato.

Dopo il grano matureranno i frutti e le bacche scure, apportando un’energia completamente diversa ai banchetti futuri.

Lughnasadh è spesso la festa più grande, con gente che arriva da molto lontano per condividere la gioia del raccolto, portando musica e cibo e scambiandosi tecniche e racconti.

(Emma Restall Orr – I Principi del Druidismo)
Foto: Meandering in Wonderland

Le Figlie Dell’Antica Religione

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Equinozio di primavera

Equinozio di primavera


Posted By on Mar 19, 2018

Equinozio di primavera

L’Equinozio di primavera, come quello d’autunno, è uno dei due momenti dell’anno in cui giorno e notte sono in perfetto equilibrio.
Astronomicamente è il momento in cui il sole si trova sopra all’equatore celeste ed è l’inizio della metà luminosa, quando le ore di luce superano quelle di buio.

E’ il primo giorno della primavera, la stagione della rinascita, associata presso varie culture a concetti come fertilità e resurrezione.

E’ il momento della rinascita dei nuovi progetti, il momento in cui è possibile realizzare quei sogni che sono nati nel periodo freddo. Il momento adatto per rinascere con la Natura e fondersi con Madre Terra, celebrarla e gioire della Vita che sboccia e si manifesta in tutte le sue forme.

Nel mondo ellenico, dopo l’Equinozio, si svolgeva le Adonìe, festa della resurrezione di Adone, bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite che fu ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito).
Adone era in realtà il dio assirobabilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo “Adon” (Signore).

Egli dimorava sei mesi all’anno negli inferi, come il sole quando si trova sotto all’equatore celeste (autunno e inverno).

Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quando si ricongiungeva alla dea Ishtar, l’equivalente dell’Afrodite greca. Allo stesso modo si festeggiava Persefone che ritornava nel mondo dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti.

Tutti questi miti ci mostrano la morte simbolica del Dio e la sua rinascita a un nuovo ciclo vitale. E’ l’unione di un simbolismo celeste (il cammino del sole nel cielo), di quello terrestre (il risveglio della Natura) in cui riecheggia il tema del matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, e una femminile, legata alla terra o alla luna.

La primavera era, infatti, la stagione degli accoppiamenti rituali. Delle nozze sacre in cui il Dio e la Dea si accoppiavano per propiziare la fertilità.
Erano accesi dei fuochi rituali sulle colline e, secondo la tradizione più a lungo rimanevano accesi, più fruttifera sarebbe stata la terra.

Come per altre festività stagionali antiche, questo giorno è stato in parte assorbito dalla chiesa cristiana e associato a due giorni cristiani.

Il primo è la festività dell’annunciazione della Vergine benedetta Maria, che cade il 25 marzo. Il secondo, naturalmente, è la Pasqua. Il termine “Easter” con cui in inglese si designa la Pasqua, ci riporta a un’antica divinità pagana dei popoli nordici, la dea Eostre, assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar, la quale presiedeva ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e alla fertilità dei campi.

I popoli Celti denominavano l’equinozio di Primavera “Eostur-Monath” e in seguito “Ostara”. Il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, e, infatti, si tratta di una divinità legata al sole nascente, anzi “risorto” e al suo calore. A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità e animale sacro in molte tradizioni.

I Britanni associavano la lepre alle divinità della luna e della caccia e i Celti la consideravano un animale divinatorio.

Nella tradizione buddhista una leggenda narra di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, balzando nel fuoco. In segno di gratitudine il Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla luna. In Cina la lepre lunare ha un pestello e un mortaio con cui prepara un elisir d’immortalità.

I Nativi americani Algonchini adoravano la Grande Lepre che si diceva avesse creato la Terra. Nell’antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre.

La lepre di Eostre, che deponeva l’uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell’anno, è diventata l’odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova, altro simbolo di fertilità.

Così le uova pasquali si ricollegano alle tradizioni pagane in cui si celebrava il ritorno della dea andando a scambiarsi uova “sacre” sotto l’albero ritenuto “magico” del villaggio. Usanza che collega Eostre alle divinità arboree della fertilità.

L’uovo non è scelto a caso ma è da sempre e per qualsiasi cultura, simbolo di vita, di creazione, di rinascita.

La nascita del mondo da un uovo cosmico è un’idea universalmente diffusa che era celebrata presso molte civiltà alla festa equinoziale di primavera, quando la natura risorge.

In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere a emergere dal Caos: è l’”Uovo del mondo” covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole.

L’Equinozio è il giorno in cui si commemora la discesa della giovane Dea nel mondo sotterraneo e il suo ritorno trionfante alla superficie della terra, portando con sé i doni della luce, del calore e della fertilità per tutta l’umanità.

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Anno Celtico

Anno Celtico


Posted By on Feb 8, 2018

Anno Celtico

Nella cultura celtica la ruota o spirale era ritenuta sacra: simboleggiava la creazione e la rotazione costante delle stelle nel cielo notturno.

I Druidi, sacerdoti del popolo celtico, che erano grandi osservatori degli eventi celesti, suddivisero il transito del sole in settori assegnando a ognuno di essi un albero che, per le sue caratteristiche, si adattava a quel preciso momento dell’anno.

Per gli antichi Celti l’albero rappresentava il ciclo della vita e la possibilità, di mettere in relazione le tre parti del cosmo: sottosuolo (le radici), la terra (il tronco) e il cielo (la chioma).

Le stagioni, rappresentate come punti su una ruota gigantesca, cambiavano e ritornavano ogni anno; nella parte superiore della ruota le stelle ruotavano attorno ad un asse che era la Stella Polare che indicava l’ubicazione del Paradiso.

L’apparente movimento delle stelle intorno all’asse per il popolo celtico era un percorso a spirale, oppure una scalinata, sulla quale le anime ascendevano alla vita terrena.
La continuità delle spirali significava che un ciclo si ripeteva incessantemente, in altre parole, che l’inizio era anche una fine e viceversa.

Il calendario celtico prevedeva che il primo giorno dell’anno coincidesse con il primo giorno di Novembre.
L’anno era diviso in quattro trimestri:
Samahin (dal 1 novembre)
Imbolic (dal 1 febbraio)
Bealtaine (dal 1 maggio)
Lughnasadh (dal 1 agosto)

Il continuo moto espandente della spirale simboleggiava anche la natura sempre crescente della saggezza e della conoscenza.

Molti di questi simboli erano triplici, poiché la triplicità; era un simbolo del Divino.

Le stagioni dell’anno basavano il loro calendario sui cicli della luna e non sul sole.
L’anno celtico consisteva di tredici mesi, dodici erano abbastanza simili a quelli odierni e un mese addizionale di tre giorni era la “soglia” fra il vecchio e il nuovo anno.

Ogni mese era governato da una luna e aveva un albero sacro associato a esso.

I nomi delle quattro stagioni risalgono a epoche pre-cristiane:
Earrach per la Primavera.
Samhradh per l’Estate,
Foghara per il Raccolto o Autunno,
Geamhradh per l’Inverno.

L’inizio di ogni stagione era chiamato Alban (Solstizio ed Equinozio), mentre il punto centrale di ciascuna stagione era celebrato da una Festa del Fuoco.

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Grande Madre

Grande Madre


Posted By on Ott 19, 2017

La divinità femminile primordiale

Grande Madre

La Grande Madre è una divinità femminile primordiale presente in quasi tutte le mitologie.

Rappresenta la terra e il femminile come mediatore tra l’umano e il divino.
Il periodo storico è antichissimo, dal 30.000 al 1000 a.C.

La Madre Terra è il simbolo della Grande Madre, Dea della Natura e della Spiritualità, la fonte divina di ogni nascita che dà e sostiene la vita che a Lei ritorna per rinascere come nei cicli della vegetazione, il suo potere è nell’acqua, nelle pietre, negli animali, nelle colline, negli alberi, nei fiori.

Con le migrazioni dei popoli e la crescita di complessità delle culture, le “competenze” della Grande Madre si moltiplicarono in diverse divinità femminili, per questo motivo la Grande Dea, pur continuando ad esistere e ad avere culti propri, assumerà personificazioni distinte.

Per esempio per sovrintendere all’amore troviamo Ishtar, Astante, Afrodite, Venere, alla fertilità delle donne, Ecate triforme, alla caccia Artemide, Diana, alla fertilità delle sementi, Demetra, Cerere e Persefone – Proserpina.

In Africa la Grande Madre è chiamata Nana e Iside; in America la Dea dall’abito di serpente.

Per i Navajos e gli Apache la Estsanatlehi era la Madre di tutti gli esseri viventi che all’alba del mondo, quando si unì al sole, partorì due gemelli che sconfissero i mostri che popolavano il suolo terreste.

In Asia, nell’area mesopotamica e in quella anatolica fu adorata come Ninhursag, Cibele, e Anahita.

In Cina è chiamata Quan-Yin, in India Durga. In Grecia fu identificata con Gea e Athena, in Italia con Cibele, Bona Dea, Minerva ed Uni e con l’antica Dea Mater Matuta degli etruschi, in Spagna e a Malta con la Dea Astarte, in Irlanda con la Dea Brigit, in Russia con la Dea Lada.

Incisioni rupestri, con evidenti simboli che appartengono al culto della Grande Madre come serpentine, labirinti, bande ondulate, motivi a zig-zag, sono stati ritrovati in Bulgaria e in Russia e datati intorno al 2000 a.C.

Altri reperti importanti sono due statuette della Dea rinvenuti in Turchia e a Creta.: in quella della Turchia, risalente al 6000 a.C., la Dea è rappresentata seduta su un trono, maestosa e regale, con due fiere accanto con le mani posizionate in modo forte e tranquillo sulla testa delle fiere.

Le donne erano considerate e valorizzate e la società era di carattere egualitario, si evidenziava un particolare rispetto verso la Madre Terra come simbolo della Grande Madre.

Il potere della donna era inteso non come dominio ma come capacità di illuminare e trasformare la coscienza umana, un potere spirituale che si manifestava non solo nella conoscenza e nella saggezza, ma soprattutto nella verità, nell’amore e nella giustizia.
Queste qualità verranno in seguito attribuite alla Vergine Maria.

La dispensatrice della nascita e la Madre Terra si fusero con la Madonna, la spiritualità antica della Grande Madre gradualmente si attenuò fino a scomparire come risultato dello scontro tra culture diverse e del successivo affermarsi delle religioni patriarcali.

Demetra
Demetra, figlia di Crono e di Rea, era la grande dea della terra, protettrice della fertilità e dea dei Misteri Eleusini, il suo nome significa “Madre Terra”.
Ecate
Come dea della terra Ecate fu associata al mondo dei morti ed era spesso raffigurata con delle torce nella mano proprio per la sua capacità di accompagnare i vivi nel regno dei morti.
Gea
Nella Teogonia di Esiodo Gea fu la prima creatura nata dal Caos insieme a Tartaro (l’Oltretomba), la Notte, Erebo (l’oscurità) ed Eros (lo spirito dell’amore generativo).
Inanna
Inanna è la dea sumera della fecondità della terra, nelle raffigurazioni preistoriche la possiamo vedere con fianchi prominenti e seni prosperosi.
Iside
L’importanza e la diffusione del culto di Iside deriva dal suo ruolo di sposa e successivamente di madre che la dea svolse nel mito osiriano e quindi considerata “Madre di tutti gli dei
Ishtar
Sul suo capo spicca l’emblema lunare, nella mano destra Ishtar ha una coppa, simbolo di gioia e abbondanza perché contiene il nettare della Vita.
Culto della divinità femminile nell’età neolitica l’esistenza del culto di una divinità femminile, con rappresentazioni che spesso si riducono al solo volto o sotto forma di figurine di pietra o argilla di grossolana fattura.
La Dea Madre nell’antico Egitto
Fin dalle epoche più remote gli egizi veneravano la forza fecondatrice simboleggiandola con la dea-madre e poiché qualsiasi fecondità trae le sue origine nella terra divenne la divinizzazione della terra stessa
Profetesse e sibille presso i popoli germani
Presso i popoli germani le forme di culto erano molto semplici e consistevano principalmente nell’offerta di sacrifici, nella divinazione o interpretazione del volere degli dei.

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